Last Updated on Marzo 18, 2023 by devange.it
La grunge typography
Lo statunitense David Carson è considerato il padre della grunge typography. Nato in Texas nel 1954, ex surfista professionista e grafico pressoché autodidatta, Carson ha sempre definito il suo approccio “sperimentale, intuitivo e personale”.



Le opere di Carson sono caratterizzate da un uso non convenzionale della tipografia: le lettere vengono distorte, spesso divise in più parti e sovrapposte le une sopra le altre (in alcuni casi gli interventi sulle crenature vengono portati a livelli estremi), tanto dal renderle in alcuni casi difficilmente distinguibili e leggibili. Senza contare che all’interno di una stessa frase vengono spesso utilizzati font diversi e con “pesi” differenti.
I lavori di David Carson costituiscono la base per lo sviluppo della grunge typography, una tipografia caratterizzata dall’uso di caratteri tipografici “sporcati” e distorti, spesso ridotti a brandelli, sfocati o sbiaditi.


Comunicazione e leggibilità
Il precursore della grunge typography mette in guardia, sottolineando che la potenza di un messaggio non dipende dalla sua leggibilità: “Don’t mistake legibility for communication”. Il designer originario del Texas, nel corso del suo intervento a una Ted del 2003, ha evidenziato infatti come egli credesse fortemente nella potenza e nell’emozione che potesse provocare il design ancor prima che si potesse recepire il significato del messaggio contenuto in una grafica.


Uno stile grafico “grid-free”
Il design di Carson rompe gli schemi cari alla grafica Swiss, generando una sorta di “disruption”. I punti di riferimento classici all’interno della pagina vengono spesso cancellati. Lo stile dell’ex surfista è infatti caratterizzato dal rifiuto delle griglie (“grid-free”) e dall’assenza di simmetrie. Il posizionamento dei caratteri tipografici e dei paragrafi all’interno della pagina è spesso caotico e confuso. Frequente anche l’utilizzo di tecniche hand-made che contribuiscono a “sporcare” ulteriormente i progetti grafici e a conferire loro un aspetto più “vissuto” e autentico.


Grafica editoriale: il magazine RayGun
Carson si è occupato della realizzazione delle copertine di molti magazine legati al mondo del surf, dello skateboarding e dello snowboarding. Dal 1992 al 1995 Carson ha curato la grafica della rivista di musica alternativa RayGun, caratterizzando le sue copertine con uno stile tipografico e una fotografia fuori dagli schemi (le foto scelte sono spesso poco nitide e volutamente sfocate).


Nel 1994, trovandola noiosa, Carson decide di editare l’intervista a Brian Ferry con l’illeggibile carattere Zapf Dingbats

Carson ha inoltre collaborato – tra le altre – con le riviste Surfer, Beach Culture, Transworld Skateboarding, Blue e Monster Children.


Dai Nine Inch Nails alla Nike
A partire dalla metà degli anni Novanta l’ex surfista ha dato vita allo studio David Carson Design: tra i suoi clienti Armani, Ray Ban, Nike, Microsoft, Pepsi e Quick Silver, solo per citarne alcuni dei più importanti. Famoso inoltre il suo sviluppo grafico della copertina dell’album “The Fragile” dei Nine Inch Nails.
I lavori di Carson continuano a suscitare l’interesse di molte persone, non solo legate al mondo della grafica: secondo il magazine Eye infatti, Carson risulterebbe “the most googled graphic designer in history”.



Libri e video
David Carson ha scritto una serie di libri molto apprezzati. Tra questi “The end of print. The graphic design of David Carson“, “Fotografiks”, “Trek” e “2nd sight”.

Di seguito una serie di video dedicati a Carson: